Sant'Andrea di Conza Anno 1096.

Sant'Andrea alla Prima Crociata

Di Andrea Ricciardiello

Dudone, Conte di Conza e i 925 anni dalla conquista della Terra Santa 

Siamo a Melfi, in Basilicata, nell’autunno del 1096, dove migliaia di cavalieri crociati, e pellegrini arrivati da tutta Italia si stanno preparando per avviarsi, come si leggono dalle fonti, in un lungo e sofferto e travagliato viaggio per raggiungere la Terra Santa e combattere contro gli infedeli al grido di: << Gerusalemme o morte >>,  per liberare il Santo Sepolcro dalla dominazione turca.  Per la contèa di Conza, alla testa delle truppe c’e lo stesso Conte Dudone di Costantinopoli, imparentato con Ugo dei Pagani, che divenne il fondatore e il primo Gran Maestro dei Templari. A capo  delle truppe crociate, invece, c’erano i Normanni Boemondo d’Altavilla, Principe di Capua, e il nipote Tancredi d’Altavilla, Re di Sicilia, mentre alle loro spalle più tardi li avrebbero raggiunti alcuni dei conti normanni dell’Italia meridionale.

 

Quando tutto ebbe inizio

 Il tutto nacque quando, nell’11° secolo, l’Occidente e il Medio Oriente subirono varie ondate d’invasione armata, da parte del mondo arabo che, dalla nascita dell’Islam, si stava espandendo verso Occidente, costringendo i cristiani ed ebrei, presenti nelle zone occupate a subire, alternativamente, sia a periodi di relativa calma, sia a periodi di persecuzioni, come crocifissioni, decapitazioni, impiccagioni, impalamenti, stupri e altro a discapito di uomini, donne, bambini, religiosi e soprattutto di minoranze religiose. Fra le tante città, che subirono tali manifestazioni, cito Siviglia, Barcellona, Toledo, in Spagna, Taormina, Montecassino, Torino, Siracusa, Salerno, e anche zone dell’Alta valle dell’Ofanto come Castelgrande e Muro Lucano.

Dalla fine del primo millennio ci fu un aumento di distruzioni e saccheggi, soprattutto in Siria e Palestina che portarono a Gerusalemme la distruzione della Chiesa del Santo Sepolcro, avvenuta nel 1009, da parte del califfo fatimita Al – Hakim, e la soppressione di oltre 300 fra chiese e cappelle. La situazione si aggravò quando Gerusalemme fu presa nel 1070 da parte dei turchi selgiuchidi convertitisi all’Islam: << Perche i nuovi arrivati non compresero lo spirito locale, e violarono gli edifici sacri delle altre religioni e crearono disagi e sofferenze ai pellegrini>>. E quindi cosi che la riscossa cristiana non si fece attendere e le grida di dolore che si levarono da quei luoghi santi non tardarono ad arrivare in Occidente. 

In questo sconfortante e drammatico periodo della storia della cristianità del Medio Oriente e dell’ Occidente, il 12 marzo del 1088, il Cardinale francese Ottone de Largery saliva al soglio pontificio con il nome di Urbano II che, non dimenticando i solleciti e drammatici appelli di aiuto arrivati dal Medio Oriente, si adoperò per organizzare una spedizione armata oltremare che non fu cosa facile. Alla fine, l’uomo solo, prevalse su tutti e tutto e il 18 novembre 1095, infatti, a Clermond – Ferrand, in Alvernia, si aprirono i lavori di un concilio che fu sconvolto  con le notizie di altri  massacri subiti ai danni di pellegrini che si recavano al Santo Sepolcro, e  viste le nuove richieste d’aiuto e gli appelli che arrivarono dal Medio Oriente e vista l’aggravarsi della situazione di Costantinopoli che stava capitolando sotto i colpi dei turchi selgiuchidi, il 27 novembre, alla fine dei lavori del concilio e alla presenza di una impressionante e immensa folla giunta da tutta la Francia, il Papa fece un accorato appello che risvegliò le coscienze affinché tutti i presenti, nobili e plebei, perennemente in combutta in lotte fratricide, rinunciassero a ogni egoismo e rivalità per porsi al servizio di un disegno divino, ottenendo la remissione dei peccati. L’appello, indirizzato, soprattutto, ai regnanti europei dell’Occidente, era quello di imbracciare le armi e porsi in marcia verso Oriente per liberare la terra santa, ma aderirono in pochi.  Il primo, che accettò l’invito, fu’ il Conte di Lorena Goffredo di Buglione, al quale gli fu affidata la guida di questa grande spedizione che fece insieme con alcuni nobili francesi e dell’Italia settentrionale.

Dall’Italia meridionale partecipò Boemondo d’Altavilla, Principe di Taranto e il nipote Tancredi, Re di Sicilia, che si mise al comando dei cavalieri normanni. Gli inglesi parteciparono partendo poi via mare, ma arenandosi in Spagna, si unirono agli spagnoli contro i saraceni.

 

L’organizzazione della prima crociata a Melfi

 L’organizzazione logistica fu’ approntata e messa in opera nell’Italia meridionale, qualche anno prima della partenza che, ormai sgomberata dagli ultimi musulmani, da parte dei normanni, divenne la rampa di lancio verso la terra santa. Nell’Italia meridionale il Papa scese personalmente e fu’ a Melfi tra il 10 e il 17 settembre del 1089 dove nel terzo concilio bandì la Prima Crociata. Lo stesso anno fu a Bari, poi nel 1093 fu’ ad Acerenza, Forenza, Potenza, Cosenza, a Troia, dove tenne il terzo sinodo prima di quelli di Amalfi e Benevento e un concilio,  poi fu a Conza.

Conza, dopo il terremoto del 990 che la rase al suolo, trasferì la sede politica ed economica della contèa nella sede dell’attuale Sant’Andrea di Conza e che divenne una delle sedi amministrative ed economiche e soprattutto una delle tesorerie della spedizione, che si presume ebbe come luogo di riferimento l’attuale palazzo baronale, come si evince da un antico diploma dell’archivio di Montevergine: <<Il conte di Conza Ruggiero di Balvano nel Dicembre 1199 effettuò un prestito al monastero di Montevergine, al quale l’imperatore Enrico VI aveva imposto un “magnum adiutorium” a seguito della generale colletta ordinata il 6 Dicembre a Capua per finanziare una crociata, e al quale il cancelliere Marcovaldo d’Anweiler, che era stato incaricato della riscossione, insieme al Conte, aveva estorto unmagnum thesaurus>>.

Ma, se la spedizione ebbe successo, lo dobbiamo al ruolo importante che ebbe Melfi in quel periodo con il Papa, soprattutto nel terzo Concilio del 1089, che, con l’aiuto del Duca normanno Ruggero, riuscì a  rafforzare  la  centralità  della Chiesa  latina in tutto il mezzogiorno e a riappacificarsi con Bisanzio, poi, per la prima volta, lontano da Roma, si stabilirono le nuove regole per l’elezione del  papa e  ancora più sorprendentemente  vennero gettate  le basi organizzative, appunto, della prima crociata della storia, in terra santa, definitivamente promulgata  sei anni dopo, al Concilio di Clermont nel 1095 al grido “Dio lo vuole” direttamente da  Urbano II.

L’importanza di Melfi fu tale che nel suo castello, per questa grande spedizione militare, i principi, cavalieri e conti normanni delle contee limitrofe a Melfi come Conza, Acerenza, Trevico, Montella, Bisaccia, Lacedonia, Quaglietta, etc., furono esortati in una accesa riunione dal Papa a partecipare, sia in prima persona sia materialmente,  all’organizzazione e all’attuazione della crociata, e di dare, successivamente, assistenza, via libera, alle truppe crociate e ai pellegrini che di lì a poco sarebbero passati, a migliaia, nelle loro terre, prima di arrivare a  Melfi dove sarebbero partiti  per  raggiungere  i porti di Bari e Brindisi e imbarcarsi  per raggiungere il  porto di  Durazzo. Qui, una volta sbarcati, il piano era quello di ricongiungersi con le truppe francesi a Costantinopoli, e  poi  proseguire unite, via terra, fino a Gerusalemme.

Inoltre, sempre a Melfi, il Papa pregò il Re Ruggero affinché le milizie crociate giunte dal resto d’Italia, fossero smistate nel castello, prima di partire per la terra santa. Ruggero accettò, ma, tutto questo, per il Papa, ebbe un costo, e in cambio il Re chiese la riconferma a duca di Puglia e di Calabria e via libera alla conquista della Sicilia. Cosa che avvenne nel 1098 e dove fu trasferita la capitale da Melfi a Palermo.

A Melfi, insieme all’alta nobiltà normanna, a tenere testa al Papa e a Re Ruggero, ci fu anche il Conte di Conza che diede il suo appoggio, insieme a quello dei suoi vassalli con i loro feudi di: Cayranum, Castellionum, Mons Oderisius, Montemaranum, Licetum, Castello Novo, Raponem, Castellione De Morra, Andrettam, Turricella, Mortaclium, Carbonariam, Nuscum, Montellam, Olivetum, Borfanum, Pescumpaganum che parteciparono a questa grande spedizione che, di lì a poco, sarebbe passata  attraversando i loro territori, e contribuire alla riscossa cristiana. In cambio il Conte insieme a tutti gli altri nobili chiese al Papa di poter portare in patria, alla fine delle ostilità, parte dei bottini di guerra.

Ai tempi della prima crociata, quindi, Conza partecipò con il Conte Dudone di Costantinopoli, figlio del Conte di Chiny, che proveniva dal villaggio di Cons-la Ville della provincia francese de le Comps e che era imparentato con il Conte Arnold di Calabria e con Ugo dei Pagani. Quest’ultimo diventò, poi, il primo Grande Maestro e fondatore dei Cavalieri templari: << Il Conte di Conza  Dudone partecipò alla prima crociata per liberare il sepolcro di Cristo inviando un nutrito contingente di fanti e cavalieri. Il Conte era amico di Boemondo, figlio di Guiscardo e partecipò anche alle successive infauste crociate per la liberazione dei luoghi santi dal dominio dei Turchi >>.

Ed è anche qui, al castello di Melfi, si pensa, fosse arrivato Ugo di Pagani, primo Gran maestro dei Templari, per coordinare con il Conte Dudone di Conza i contingenti che partirono per l‘Oriente, i quali, con Goffredo di Buglione, dopo una cruenta e sanguinosa battaglia, conquistarono il 15 luglio 1099, 925 anni fa, Gerusalemme, dove, dopo la fine delle ostilità, nove cavalieri decisero di restare a guardia del santo sepolcro dando poi vita all’ordine cavalleresco dei Templari e del mistero che da allora aleggia sulla loro tragica sorte.

 

   
 
     
     
     
     
     
     
     
     

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